Roma, 4 giugno 2021 – La Federazione Italiana Diritti Umani ha appreso con preoccupazione dell’arresto a Uralsk, Kazakistan, di Bekizhan Mendygaziyev, fratello dell’attivista per i diritti umani e presidente della Freedom Kazakhstan Foundation Barlyk Mendygaziyev. Le accuse contro di lui appaiono politicamente motivate, formalmente in base agli articoli 245 («evasione fiscale commessa da un gruppo criminale o su scala particolarmente ampia»), 218 («riciclaggio di denaro su scala particolarmente ampia / da un gruppo criminale») e 262 (“partecipazione a un gruppo organizzato, organizzazione criminale”) del codice penale, senza alcuna prova. Il suo caso sembra simile ad altre situazioni in cui le autorità del Kazakistan hanno tenuto in ostaggio parenti di oppositori politici per fare pressione su di loro.
L’arresto di Barlyk Mendygaziyev è stato eseguito da agenti del Dipartimento di Investigazione Economica giunti a questo scopo da Atyrau a Uralsk. Per la sua incriminazione è stato coinvolto il famigerato KNB (Comitato di Sicurezza Nazionale), che in passato aveva fabbricato procedimenti penali contro familiari del leader dell’opposizione in esilio Mukhtar Ablyazov – incluso, tra l’altro, il rapimento in Italia della moglie Alma Shalabayeva nel 2013 – e dell’attivista per i diritti umani Bota Jardemalie, attualmente rifugiata politica in Belgio. Prendere in ostaggio Bekizhan sembra mirare a fare pressioni su suo fratello Barlyk, che promuove sanzioni personali contro dignitari di alto livello vicini all’ancora potente ex presidente del Paese Nursultan Nazarbayev, come il capo del KNB Karim Massimov e Timur Kulibaev, oligarca e genero di Nazarbayev.
Bekizhan Mendygaziyev, un imprenditore, era sorvegliato dalle autorità kazake anche perché forniva assistenza finanziaria alle famiglie di cittadini perseguitati politicamente.
Già nel novembre 2020, a seguito di una perquisizione illegale nella sua residenza temporanea, era stato costruito contro di lui un procedimento penale per «fabbricazione, lavorazione, acquisizione, stoccaggio, trasporto illeciti di stupefacenti senza scopo di vendita», avendo gli investigatori affermato di avere trovato, in sua assenza, un sacchetto di marijuana in una giacca nella sua stanza – nonostante il fatto che la giacca non gli appartenesse e che una tale falsa accusa sia tipicamente usata dalla polizia sotto regimi autoritari.
Questo caso si verifica mentre diverse personaggi di alto livello del Kazakistan potrebbero essere sanzionati dall’Unione Europea per avere commesso gravi violazioni dei diritti umani.
La Federazione Italiana Diritti Umani, nel chiedere il rilascio di Bekizhan Mendygaziyev, esorta le istituzioni dell’Unione Europea, che devono discutere le relazioni con il Kazakistan nell’ambito dell’Accordo Rafforzato di Partenariato e Cooperazione, a difendere con fermezza i diritti umani e lo stato di diritto e sostenere gli attivisti della società civile del Kazakistan, rendendo chiaro che questi atti di persecuzione politica non possono essere accettati.
Antonio Stango
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